martedì 5 marzo 2013

A Roma: le donne trasformano la crisi

Il 7 marzo convegno a Roma su un tema centrale all'interno della grande questione che ci interessa: come trasformare la politica, e il mondo, attraverso il contributo femminile? Il titolo è già un programma: Economia, etica, equilibrio: le donne trasformano la crisi. E anche questo appuntamento fa parte del più ampio progetto "L'Europa è per le donne", che vede a Milano una fitta serie di appuntamenti
Qui trovate il programma dell'incontro romano. Se volette partecipare, prenotatevi! Scrivendo a segreteria@cipax-roma.it oppure chiamando il numero 06-57287347.
Questo il documento introduttivo:
Nel 2012 hanno chiuso mille imprese al giorno (dati Istat). Secondo l’ILO, “il mondo dovrà rispondere alla sfida urgente di creare 600 milioni di posti di lavoro produttivi nei prossimi dieci anni. Nonostante ciò, 900 milioni di lavoratori continuerebbero comunque a vivere, insieme alle loro famiglie, sotto la soglia di povertà dei 2 dollari al giorno, soprattutto nei paesi in via di sviluppo“. Sempre secondo l’ILO, la crisi ha di fatto distrutto 13 milioni di posti di lavoro delle donne*. Tuttavia, c’è chi sostiene che “verrà proprio dal lavoro femminile l’impulso più importante alla crescita nel prossimo futuro”. (Del Boca, Mencarini, Pasqua in “Valorizzare le donne conviene, Ruoli di genere nell'economia italiana” ed. del Mulino 2012). In teoria, il lavoro delle donne farebbe crescere il reddito delle famiglie e i consumi, quindi contribuirebbe a stabilizzare il sistema pensionistico, incidendo positivamente sull’economia, ma non solo. La leadership femminile è in grado di amministrare le aziende operando scelte organizzative vincenti e innovative. Il 2° rapporto nazionale sull'imprenditoria femminile** afferma che le imprese a conduzione femminile crescono più di quelle maschili e resistono meglio alla crisi, anche perché le donne leader hanno, fra l’altro, “un rapporto con il denaro improntato sulla prudenza e una gestione finanziaria dell’impresa molto cauta”. Nonostante ciò, la segregazione orizzontale e verticale delle donne nel mercato del lavoro è continua. Per non parlare della disparità tra i sessi nei quattro settori fondamentali: economia (composizione forza lavoro, gap retributivi, differenze di carriera), rappresentanza politica, istruzione e salute (nuovi nati in base al sesso, aspettativa di vita). L’Italia, secondo il “Gender Gap Report 2012” del World Economic Forum, si trova all’80° posto su 135 paesi analizzati (dopo Botswana, Cina, Kazakhstan, Vietnam e altri). 
Dietro a questi dati esistono complessità non facili da cogliere. Ed è su queste che vorremmo riflettere insieme; cioè sulle profonde contraddizioni esistenti fra crescita e sostenibilità, fra economia ed etica, nella ricerca di un equilibrio di sistemi che non si basi soltanto su scelte di mercato e su uno “sviluppo” incontrollato e iniquo.
Infine, alla crisi rispondiamo in tanti modi diversi: c’è chi soccombe, chi si inventa un lavoro, chi tenta una strada ancora più indistinta. Ed è proprio in questa strada indistinta, fatta anche di scelte estreme, siano esse imprenditoriali, spirituali, etiche, artistiche… in questa strada indistinta si nasconde forse una risposta possibile, che è già stata immaginata sia da certe correnti ecofemministe (economia del dono, ad esempio) sia dai moderni studi matriarcali. Stiamo parlando di un potenziale enorme in termini di riflessione filosofica, di analisi antropologica e, ciò che è più rilevante dal punto di vista economico, di effetti pratici, a partire dal pensiero delle donne fino ad arrivare ad azioni intraprese giorno per giorno per reinventarsi e sopravvivere. Stiamo parlando di Pil (Prodotto Interno Lordo), ma anche di Bil (Benessere Interno Lordo). Da qui possiamo ripartire, dalla consapevolezza che ci dovremmo rivolgere “all’intero, alla profonda alternativa che brilla per tutta la storia del matriarcato (il cosiddetto “ordine materno”) e anche alle sue permanenze, che continuano a esistere in mezzo al patriarcato. A tutt’oggi, non si riconosce il risultato delle recenti indagini che attestano che le società matriarcali del mondo - a differenza della modernità capitalista e di tutte le società patriarcali - non hanno mai conosciuto stato, dominio, classi, guerra, conflitti di genere o catastrofi ecologiche”***. Vogliamo parlare di crisi dell’economia, ma anche fare critica dell’economia e avanzare proposte concrete.
Giovedì 7 marzo 2013, h. 10,30, presso Parlamento Europeo, Sala dei Mosaici, Via IV Novembre, 149 - Roma

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