mercoledì 12 novembre 2014

Donna e multiculturalità nell'Europa di oggi: una mostra a Roma

Perché io sono la prima e l'ultima 
io sono colei che è venerata e disprezzata, 
io sono la prostituta e la santa.
Io sono la sposa e la vergine, 
io sono la madre e la figlia, 
io sono le braccia di mia madre, 
io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli, 
io sono donna sposata e nubile, 
io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, 
io sono colei che consola dei dolori del parto. 
io sono la sposa e lo sposo, 
e il mio uomo nutrì la mia fertilità, 
io sono Madre di mio padre, 
io sono sorella di mio marito, 
ed egli è il figlio che ho respinto. 
Rispettatemi sempre, poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.
[Inno a Iside (qui il testo completo); Nag Hammadi, Egitto, III-IV sec. a.C]

Un omaggio alla Donna, all’eterogeneo universo femminile. Un mondo multietnico e variopinto, talora ricco di dolori e violenze, come denunciano i numerosi episodi di cronaca nera cui, purtroppo, siamo abituati. La Donna nei suoi molteplici aspetti. La Donna come Madre-Terra, come rifugio, come “porto sicuro” ove approdare; come perno e origine dell’esistenza. La Donna come oggetto, come feticcio. La Donna stuprata, violentata, “martirizzata”, sacrificata nella sua essenza; la Donna emancipata, filosofa, scienziata; intesa nel suo valore archetipico universale, ma anche come individualità concreta, tangibile, pregnante. La Donna in tutta la sua complessità. Questi, gli elementi precipui che contraddistinguono i lavori realizzati dai giovani artisti emergenti Fabio Vernile, Violetta Carpino, Igor Spadoni, Ralf Joshua Trillana, Maria Claudia Nuccetelli, Nunzia Pallante, Greta Colli e Maria Cristina Marmo in occasione della mostra “Donna e Multiculturalità nell’Europa oggi”, dall’ 11 al 19 novembre al Complesso Monumentale di S. Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, di Roma. 
Le otto opere in esposizione, dissimili per tecnica, iconografia, iconologia e stile, intendono indagare e approfondire l’universo femminile nell’ambito multietnico e multiculturale dell’Europa di oggi. A tale scopo, esse dialogano dialetticamente con i lavori realizzati dagli artisti di chiara fama internazionale che hanno aderito alla manifestazione, tra i quali Claudio Abate, Minou Amirsoleimani, Mirella Bentivoglio, Luigi Campanelli, Bruno Ceccobelli, Raffaele Della Rovere, Paolo Dorazio, Patrizia Dottori, Roberto Dottorini, Roberta Filippi, Elizabeth Frolet, Valter Gatti, Bianca Menna, Patrizia Molinari, Lina Passalacqua, Umberto Salmeri. Il tutto, con l’obiettivo di indurre il pubblico a riflettere sul fenomeno, estremamente attuale, del multiculturalismo in relazione ai diritti sociali, civili e politici della Donna, troppo spesso lesi da obsolete logiche patriarcali, correlate a particolari realtà culturali, religiose ed etniche. Soggetti, questi, direttamente collegati al fenomeno della globalizzazione, ai flussi migratori, al colonialismo e agli eventi bellici, nonché al sempre crescente sincretismo culturale della civiltà moderna. 
I lavori in mostra esplorano, sotto differenti prospettive, i grandi temi dell’ abuso, della sessualità, della maternità, della cura e dell’emancipazione femminile. Così, per affrontare il delicato tema della violenza sulle donne, “Schiave” di Fabio Vernile trasforma l’immagine muliebre in un automa, un manichino selvaggiamente coartato e violentato agli angoli di una città sorda e cieca. Ancora, in “Ipazia Helios” di Ralf Trillana, l’essere femminile, attraverso la celebre figura dell’astronoma e filosofa greca (uccisa barbaramente da una folla di cristiani in tumulto) assurge, allo stesso tempo, a icona archetipica e tipica della libertà di pensiero. In “Cynara” di Igor Spadoni, invece, la donna appare connessa alla Cynara cardunculus, pianta dalle rinomate proprietà medicinali, e immagine iconografica di chiara origine mitologica. Cynara, infatti, è la bellissima ninfa amata da Zeus e in seguito trasformata in Carciofo perché incapace di corrispondere il brutale ed egoista sentimento del noto dio greco. Ancora, in “Filo Rosso” di Nunzia Pallante, l’immagine della donna, nelle sue diverse etnie, è raccontata attraverso alcuni indicativi momenti della frenetica vita quotidiana. 

Il tema della multiculturalità è affrontato, in particolar modo, da “Altrove” di Claudia Nuccetelli, opera nella quale un intenso volto femminile, dai tratti visibilmente negroidi, viene multi-sfaccettato e reso policromo per significare in termini metaforici le multiformi caratteristiche, i diversi “colori”, dell’ “essere Donna”. Un volto, quello realizzato dalla Nuccetelli, che sembra essere composto e circoscritto dalla corteccia di un albero, chiaro riferimento all’antichissimo tema della “Madre-terra”, nutrice prolifera e feconda, genitrice per eccellenza di tutta l’umanità. La Donna come “sostegno” e “rifugio”, simboleggiato dalle mani e, più in generale, dagli arti superiori che, sovrapponendosi, si avviluppano in un vorticoso e incessante abbraccio, sembra predominare sia in “Dedica” di Greta Colli, sia nell’olio, vertiginoso e “barocco”, di Violetta Carpino, dal titolo “Abissi dell’Anima” quasi una riedizione in chiave “femminile” e contemporanea delle più celebri pitture illusionistiche cinque-seicentesche ispirate al soggetto cristiano dell’Assunzione. Il tema della maternità ritorna anche nell’acrilico di Maria Cristina Marmo, “Maternità oltre lo sguardo”, ma in un senso più ampio, “cosmologico” e “cosmogonico”, collegato sia al concetto di “Terra-Madre dell’universo” ricongiunta idealmente con il “Padre Cielo”, sia all’occhio di Horus, simbolo egizio di rigenerazione. In relazione alla figura materna, infatti, l’occhio che “tutto vede”, segno “atavico” e atemporale, pone le sue radici proprio nel culto egizio di Iside, dea della maternità e della fertilità; culto che, in seguito, sarà rivisitato dal Cristianesimo con le figure di Maria e di Gesù, trovando nel corso dei secoli un’enorme fortuna iconografica. 
Testo critico di Serena Di Giovanni 
Dall' 11 Novembre al 20 Novembre 2014 presso Complesso Monumentale di S.Andrea al Quirinale -Teatro dei Dioscuri, ingresso gratuito
info: 06 4747155 • testafutura@tiscali.it

venerdì 7 novembre 2014

Dove va l’aggressività delle donne: uno sguardo nel profondo

Il Laboratorio Sguardi sulle Differenze promuove a Roma una serie di incontri in cui proporre alla discussione testi teorici, cinematografici e/o multimediali prodotti dalla cultura delle donne e dagli studi femministi. 
Vengono presi in considerazione sia i materiali frutto diretto della pratica politica degli anni Settanta, sia i più significativi interventi editi nei decenni successivi. Il tutto tenendo conto di tradizioni e problematiche relative ad ambiti geo-politici diversi. 
Primo appuntamento Sabato 8 novembre 2014, ore 10: discussione di: Marina Valcarenghi, L’aggressività femminile (ed. Bruno Mondadori, 2008); Patricia Highsmith, “L’artista” e “La perfezionista”, in Piccoli racconti di misoginia (1977, ed. it. Bompiani 1999/2012). Modera Serena Sapegno; intervengono: Manuela Fraire, Fabrizia Giuliani, Martina Sperotto.
Le relazioni che introducono ogni incontro mettono a confronto gli sguardi di donne appartenenti a generazioni diverse. Il ciclo annuale di incontri proposti dal Laboratorio Sguardi sulle Differenze fa parte dell’offerta didattica della Facoltà di lettere e filosofia della Sapienza, Università di Roma. L'intero calendario 2014-2015 su sguardi sulle differenze
Tutti gli incontri sono a partecipazione libera e, salvo quando diversamente indicato, si terranno presso l’aula seminario del Dipartimento di studi europei, Facoltà di lettere e filosofia. Università La Sapienza (Viale Ippocrate 158).

La fotocopie dei testi fuori commercio saranno disponibili presso il centro fotocopie Mirafiori (Facoltà di lettere e filosofia, piano interrato).

martedì 4 novembre 2014

A Roma: gruppi di sostegno per donne rimaste senza lavoro

A Roma, dal 14 novembre al 5 dicembre, 4 incontri di sostegno per donne senza lavoro: licenziate, disoccupate, inoccupate, in cerca di lavoro. Con l'obiettivo di condividere il disagio scatenato dalla mancanza di lavoro e aiutare ad uscire dall’isolamento sociale per riattivare le proprie risorse.
Perché con la perdita del lavoro, oltre alla sicurezza economica, si rischia di perdere l’autostima e di cadere in depressione, perdendo così ulteriormente le chance di rientrare nel mondo lavorativo. Gli incontri, dunque, sono volti a ripartire dalla valorizzazione di se stesse per giungere al riconoscimento delle proprie competenze e ritrovare la fiducia necessaria a una nuova collocazione sociale.
Organizzati dall'Associazione Genere Femminile e dal Comitato Mura Latine, gli incontri si terranno il 14, 21, 28 novembre e 5 dicembre, dalle 9:30 alle 12:30 negli spazi di via Populonia 44 (zona Appio Latino, Autobus 628; spazi messi a disposizione dalla Parrocchia di Santa Caterina).
Partecipazione gratuita, prenotandosi a comitato.muralatine@gmail.com • Per info: 
Cotrina Madaghiele, Tel. 347 9091265 • info@generefemminile.it 
Annabella d’Elia, Tel. 324 6298588 • comitato.muralatine@gmail.com   

venerdì 31 ottobre 2014

1 novembre contro l'Isis: a Roma in piazza dell'Esquilino

il 1 novembre 2014 Manifestazione globale contro lo Stato Islamico, per Kobane e per l’Umanità: a Roma l'appuntamento è alle 15,30 in Piazza dell'Esquilino.
Il duro assedio attuale, dei criminali dell'ISIS a Kobane, regione curda nel nord della Siria, è solo l'ultimo di una serie di violenti attacchi a quest'area. Nel gennaio di quest’anno i curdi di Rojava (Kurdistan occidentale) hanno costituito amministrazioni locali sotto forma di tre cantoni, uno dei quali è Kobane. Al nord della zona si trova il confine turco, mentre tutti gli altri lati sono circondati da territori già controllati dai miliziani fanatici dell'ISIS, i quali avanzano con forti dotazioni di armi pesanti di fabbricazione USA, perpetrando una efferata carneficina (secondo i curdi "il più brutale genocidio della storia moderna"). Armati solo di armi leggere, gli abitanti di Kobane resistono da soli, assistiti unicamente dalle Unità di Difesa del Popolo e dalle ormai celebri unità di resistenza in cui tanto ruolo hanno le donne - senza alcun aiuto internazionale, e senza nessun sostegno dalla vicina Turchia. Non solo la cosiddetta coalizione internazionale per combattere ISIS non aiuta la resistenza all'Isis in modo efficace, ma in particolare la Turchia (il cui governo è tradizionalmente nemico della minoranza curda), è ritenuta addirittura tra i sostenitori finanziari e militari del terrorismo dello "Stato islamico" in Iraq e Siria. Per questo, dicono gli organizzatori, è urgente e vitale una mobilitazione internazionale e per questo è importante la Manifestazione Globale del 1 novembre. 
Raccogliamo dunque il loro appello:
Vi chiediamo di unirvi alla Manifestazione Globale per Kobanê. Invitiamo le persone in tutto il mondo a mostrare la loro solidarietà con Kobanê. Scendete in piazza e manifestate, dovunque viviate. Se il mondo vuole democrazia in Medio Oriente sostenga la resistenza kurda a Kobanê. 
Solo l’autonomia democratica nel Rojava e il suo modello (chei pratica una posizione laica, non settaria, di unità nella diversità) può promettere un futuro libero per tutti i popoli in Siria.  

martedì 28 ottobre 2014

Wister presenta a Roma La Rete e il Fattore C: uno sguardo di genere su opportunità di conoscenza e rischi della Rete

La Rete e il Fattore C: Competenze, Consapevolezze e Conoscenze: il 29 ottobre incontro a Roma, al Senato, per la presentazione del nuovo del nuovo e-book di Wister, "La Rete e il Fattore C: Competenze, Consapevolezze, Conoscenze”: con le curatrici Flavia Marzano, Sonia Montegiove ed Emma Pietrafesa, presenterà il progetto la senatrice Laura Puppato, che ha scritto la prefazione (e che  parla QUI, in prima persona, del suo punto di vista sul progetto). 

Interverranno anche Riccardo Luna (giornalista e Digital Champion), Alessandra Poggiani (Direttrice Generale Agenzia per l’Italia Digitale) e Paola Manacorda. 
Saranno inoltre presenti e disponibili per approfondimenti e domande le autrici e gli autori: Agnese Addone, Mauro Alovisio, Paola Andreozzi, Michela Angeletti, Laura Antonelli, Rosa Borgognoni, Chiara Calpini, Fabiola De Toffol, Rosa De Vivo, Sergio Farrugia, Elvira Goglia, Fernanda Faini, Anna Lacci, Sandro Laconi, Carlo Mauceli, Francesca Maria Montemagno, Caterina Moscetti, Cataldo Musto, Eva Panitteri, Antonio Pizzuti, Nicoletta Staccioli, Giovanni Semeraro, Anna Vaccarelli, Massimo Zotti.

L'e-book, edito da Wister (rete di donne parte degli Stati generali dell’Innovazione), analizza con uno sguardo di genere le opportunità di conoscenza e i rischi della Rete.
Mercoledì 29 ottobre, dalle 11.30 alle 12.30, nella Sala Nassirya del Senato della Repubblica (ingresso da Piazza Madama).

giovedì 23 ottobre 2014

Rapporti ufficiali e rapporto ombra sulla parità di genere. Virginijà Langbakk alla Casa Internazionale delle Donne

Nell'ambito del semestre europeo Virginijà Langbakk, Direttrice dell'EIGE (European Institute for Gender Equality), ha accolto l'invito, rivoltole dalla società civile, a incontrarla per lanciare un dialogo sullo stato di avanzamento della parità di genere in Italia; argomento su cui non solo il Governo dà il suo resoconto, ma anche le associazioni femminili. L'appuntamento è per venerdì 24 ottobre, alla Casa Internazionale delle Donne di Roma.
In questa occasione l'EIGE presenta il rapporto dell'Unione europea sui 12 punti di crisi del Programma di Azione che gli Stati si sono impegnati a tenere conto dal 1995 quando si è svolta la IV Conferenza mondiale sulle donne dell'ONU a Pechino (chiamata la Piattaforma di Pechino che ha individuato le 12 aree di crisi considerate i principali ostacoli al miglioramento della condizione femminile. Da allora, ogni 5 anni i governi presentano un rapporto all'ONU. A giugno 2014, il Governo italiano ha inviato il proprio rapporto 2009-2014). La società civile, composta da diverse organizzazioni per la promozione dei diritti umani, associazioni delle donne, ONG, organizzazioni sindacali e singole esperte di genere, presenterà il suo rapporto Pechino 2009-2014: il Rapporto Ombra che valuta le scelte politiche e i processi messi in atto dalle autorità italiane
Sarà l'occasione di portare testimonianza all'Istituzione europea sulle realtà che vivono ogni giorno le donne in Italia e di fare sentire le nostre esigenze sulle questioni di parità. 
Venerdì 24 ottobre, dalle h. 9.00 alle h. 12.00; Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, 
Update del 24 ottobre:
Dice Virginija: più che rivoluzionarie, oggi le donne devono essere brave negoziatrici.  


lunedì 20 ottobre 2014

Girl Declaration: presentata a Roma la Dichiarazione delle Ragazze per abbattere la povertà

Presentata a Roma, da Aidos, l'associazione italiana donne per lo sviluppo, la Girl Declaration.

Un'iniziativa che si propone di fermare la povertà prima che sia troppo tardi.
Intervenire è possibile; e bisogna farlo a partire dalle donne. Centinaia di ragazze, che vivono in condizioni di povertà in 14 diversi paesi di 4 continenti, hanno descritto le loro idee e le loro esigenze, e 25 organizzazioni le hanno raccolte, scrivendo con loro la Dichiarazione delle Ragazze: ecco il programma di sviluppo post 2015. Da meditare, diffondere, raccogliere, aiutare. Facciamolo tutt*.

domenica 19 ottobre 2014

Auguri a spose e sposi gay, ma con dubbi sul metodo. Perché diritti si, superficialità rischiosa no

Ratifica di matrimoni gay a Roma: foto gioiose, immagini che ci auguriamo presto di dover considerare acquisite, nell'addizione dei ricordi delle vite che ciascun* dovrebbe potersi scegliere senza interferenze né discriminazioni. Facciamo dunque gli auguri alle spose e agli sposi e agli aspiranti tali.
E poi - a latere - una considerazione: attenzione a non festeggiare troppo la procedura con cui si spinge per una giusta causa.

A sfidare la direttiva Alfano (che il 7 ottobre rivolgeva ai prefetti «un invito formale al ritiro ed alla cancellazione» delle trascrizioni di nozze gay), con una iniziativa "storica" - ma anche "unilaterale", ieri il sindaco di Roma Capitale ha trascritto 16 matrimoni fra coppie dello stesso sesso. Prima di lui, solo 10 giorni fa, anche il sindaco di Milano aveva firmato 7 trascrizioni; intanto la circolare di Alfano solleva le contestazioni di altri sindaci, da Filippo Nogarin (Livorno) a Virginio Merola (Bologna). La legittimazione decisa dal sindaco Marino ha dato l'occasione ai peggiori commenti oscurantisti. Ma, nel diluvio di stupidaggini livorose con cui l'iniziativa del sindaco Marino è stata accolta, una cosa è vera: "un sindaco non può sostituire la legge". Vero è che l'Italia resta sorda a una esigenza legittima e già riconosciuta in sedi vincolanti. Nello stesso tempo, in merito, un po' di pedanteria in più non sarebbe fuori luogo: forse serve qualche riflessione più approfondita che non affidarsi a begli slogan. E allora proviamoci.
La Corte di Cassazione, in assenza dell'adeguamento delle leggi italiane, ha per il momento negato che il matrimonio omosessuale concluso all’estero sia trascrivibile e come tale riconoscibile in Italia. E' dunque semplicemente un atto dovuto, da parte del Prefetto, richiamare alla direttiva del Ministro dell'Interno. 
Più nel dettaglio: come scrive Vladimiro Zagrebelsky, occhio al ribellismo dei sindaci. La richiesta delle coppie omosessuali a veder riconosciuto il loro diritto a una vita familiare, con le conseguenze sociali e legali che ne derivano, è stata riconosciuta come legittima in Italia dalla Corte Costituzionale: "con la sentenza n.138 del 2010, la Corte ha affermato che il diritto al matrimonio riconosciuto dalla Costituzione si riferisce a quello tra uomo e donna, ma che ciò non significa che sia ammissibile che unioni diverse siano irrilevanti per la legge (la rilevanza sociale è naturalmente diversa e vive per suo conto). I diritti di tutte le coppie non unite in matrimonio derivano infatti da quanto stabilisce il fondamentale art. 2 della Costituzione, quando afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. La Corte costituzionale, in piena sintonia con la realtà della società contemporanea ha affermato che la stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso è una delle formazioni sociali cui la Costituzione si riferisce. Ad essa «spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone - nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge - il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri», ciò che «necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia». La posizione espressa dalla Corte costituzionale corrisponde a quella della Corte europea dei diritti umani, che riconosce la differenza tra matrimonio e unioni diverse riconosciute dalla legge ed ammette che la relativa disciplina (che non può mancare) sia stabilita dalle leggi nazionali. Ciò che è comune alla sentenza della Corte Costituzionale e alla giurisprudenza europea è da un lato l’affermazione che il matrimonio è cosa diversa dalle unioni di altro tipo e che queste ultime devono essere riconosciute e regolate in modo da assicurare i diritti necessari allo sviluppo della formazione sociale (linguaggio della Costituzione) e della vita familiare (linguaggio della Convenzione europea dei diritti umani). L’una e l’altra affermazione delle due Corti può naturalmente essere discussa e lo è effettivamente da punti di vista anche opposti. Ma questo è ora il diritto vigente. Da 4 anni ormai la sentenza della Corte costituzionale non ha avuto il seguito necessario di una legge approvata dal Parlamento. Le indicazioni europee sono rimaste anch’esse lettera morta. Intanto evidentemente la vita continua, anche se ignorata dal Parlamento, in questo come in altri campi socialmente, culturalmente, eticamente sensibili. Basti pensare ai problemi della fine della vita, gravissimi per chi si trova in quella situazione, per le famiglie e, quotidianamente, per i medici curanti. Ma fuori dell’attenzione del Parlamento". Giusto dunque richiamare al dovere di sancire giusti diritti. Aggiunge Zagrebelsky: "Il diritto di resistenza rispetto alle leggi ingiuste ha nobili ascendenze ed anche importanti manifestazioni storiche. Gli obiettori di coscienza al servizio militare, in Italia nel passato e ora in altri Paesi, ne sono un esempio. Ma quegli obiettori erano dei privati cittadini, pagavano il loro rifiuto andando in prigione. E riuscirono a far cambiare la legge". Viceversa i sindaci, a livello locale, devono pur sempre rappresentare la legalità e dialogare con lo Stato nel rispetto delle regole, senza nascondersi dietro a forme e metodi che contraddicono i loro doveri.
Attenzione, dunque, a non avallare, in difesa di un giusto diritto, quella matrice leghista (e forzista) dei padroni in casa propria, a tutti i costi e in barba alle leggi dello Stato. Perché se questa forzatura viene una volta applicata a un giusto diritto, il rischio è che poi sarà cento volte replicata in modo niente affatto apprezzabile
Nel circa/ventennio di alleanze leghiste e forziste, di questo abbiamo già avuto molte prove. Solo un esempio per tutti: quel sindaco leghista che tagliò orgoglioso il nastro di una scuola dopo averla colonizzata di simboli politici più pesantemente di quanto nemmeno il nazismo abbia mai fatto:


Anche lui faceva una "obiezione di coscienza": proclamandosi leale amministratore e servitore del partito del fare. Ma il suo senso delle leggi configgeva con il ruolo di sindaco (e infatti per inciso, nel segreto della sua azienda, costui avvelenava pure la sacra terra padana sversando vagonate di rifiuti tossici nel fiume Oglio). 
La morale, insomma, è una sola: le leggi vanno migliorate e cambiate. I mutamenti devono essere soggetti alle regole e conquistati dunque per altre strade. Ci auguriamo che i gesti fortemente simbolici di ratificare le unioni contratte all'estero abbiano l'effetto desiderato di smuovere la pachidermica inerzia del nostro Parlamento.
Molto meno che si rischi di legittimare un metodo suscettibile di alimentare il caos locale con poco edificanti corollari di propaganda politica.

sabato 18 ottobre 2014

Roma, ricordo del 16 e del 18 ottobre 1943. Mentre a Milano fascisti e leghisti sfilano insieme

16 ottobre 1943. Le famiglie della Comunità Ebraica di Roma ricevono questo avviso:

1.035 persone (donne, uomini e bambini ebrei), vengono rastrellate e segregate in attesa di essere deportate. 


Il "viaggio" annunciato dal volantino iniziò i 18 ottobre su un treno di 18 vagoni piombati, in cui i prigionieri viaggiarono murati, orribilmente stipati senz'acqua né cibo, ininterrottamente, fino al 23 ottobre, quando giunsero ad Auschwitz.
Dopo la selezione 149 uomini e 47 donne finirono nelle baracche e ai lavori forzati; tutti i restanti (839 persone) nelle camere a gas.
Ma come hanno potuto avvenire cose così atroci, con la complicità dell'intera società itaiana? Quando ci facciamo queste domande corre un brivido lungo la schiena e ci diciamo che no, oggi certe cose non potrebbero più accadere. Eppure. Gli annunci verso questa deriva, allora, si susseguirono a lungo, sorretti da una propaganda che ricorda i toni del leghismo di oggi; ed ecco che un giorno il tuo compagno di banco, il vicino - gli amici di sempre sono nemici. Gente da sterminare.

Il 18 settembre del 1938, in visita a Trieste, Benito Mussolini legge per la prima volta le leggi razziali. L'11 novembre il Corriere le annuncia ufficialmente: 
"Gli Ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani". Nel 1940 gli ebrei sono ormai "pericolosi" per definizione, gente da sorvegliare e schedare:

Il razzismo, azione culturale benefica per la società, un valore:

Qualcosa di cui ci si vanta come di un pedigree di virtù e di onore...

L'odio verso il diverso - il prezioso nemico comune contro cui compattarsi, dimenticando la miseria e le guerre verso cui la politica dominante ci trascina alimentato da una propaganda rivoltante e capillare: nei comizi, a scuola, sui giornali.
Nel giorno in cui i leghisti organizzano a Milano una orribile kermesse fascista e razzista, camuffata da "grande giornata contro l'immigrazione clandestina", forse non è inutile ricordare come nasce la barbarie. E collegare i fili, fino a iniziative leghiste come tentare di proibire il Diario di Anna Frank nelle scuole

 

Per tenere viva la memoria, vi suggeriamo anche la pagina fb Le tante storie della Shoah italiana.

mercoledì 15 ottobre 2014

Le donne rileggono la Costituzione

In contropiede. Le donne rileggono la Costituzione. Da un'idea di Mariella Gramaglia, e per iniziativa di Se Non Ora Quando Factory. A Roma, venerdì 31 ottobre 2014, h. 10,30: Palazzo delle Esposizioni.

Luisa MuraroArticolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Giulia BongiornoArticolo 22
Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome.
Michela MarzanoArticolo 29
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Lea Melandri: Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Marilisa D'Amico: Articolo 51
Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge [cfr. artt. 56 c. 3, 58 c. 2, 84 c. 1, 97 c. 3, 104 c. 4, 106, 135 cc. 1, 2, 6, XIII c. 1]. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
Nb • Volete contribuirePer sostenere il progetto trovate QUI la pagina di crowdfunding.

Teresa Mattei e le donne costituenti

Un'importante iniziativa dedicata alle Madri Costituenti, a partire dall'allora giovanissima Teresa Mattei, avrà luogo mercoledì 15 ottobre alla Camera.
Presentata da Valeria Valente (Presidente del Comitato per le pari opportunità della Camera), con la partecipazione  della Presidente della Camera, Laura Boldrini, l'iniziativa avrà come relatrice la costituzionalista Lorenza Carlassare.
Letture di Barbara Valmorin, tratte dalla Costituzione e dal libro “Teresa Mattei – Un profilo politico parlamentare”. 
Ore 15, presso Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio. L’appuntamento sarà trasmesso in diretta sulla webtv della Camera.

martedì 14 ottobre 2014

Dalla Regione Lazio: per promuovere pari opportunità un bollino "gender friendly" ai Comuni virtuosi

E' stata approvata dalla Giunta Regionale del Lazio una delibera che si propone di conferire un'attestazione Gender Friendly agli enti locali che dimostrano di incentivare la parità di genere nella cariche pubbliche e nel mondo imprenditoriale. Idealmente… un bollino tipo questo:
con l'intento di riequilibrare   i rapporti fra le opportunità date a uomini e donne. L'obiettivo verrà perseguito introducendo un sistema premiante che assegnerà una maggiorazione nei bandi della Regione Lazio attinenti all’integrazione e all’occupazione femminile, in modo da stimolare gli enti locali a mettere in atto politiche di genere per garantire il rispetto delle pari opportunità fra i generi. L'attestato, che durerà tre anni, sarà rilasciato, su richiesta, all’ente locale che potrà dimostrare di aver promosso azioni concrete. 
Un'iniziativa non improvvisata, ma che scaturisce da un processo che ha richiesto un iter di diversi anni - vedi qui il seminario di lavoro del 2010. Dice l'assessora Concettina Ciminiello, promotrice della delibera
Ancora una volta la Regione Lazio dimostra particolare attenzione al rispetto e alla diffusione di una cultura delle pari opportunità e del mainstreaming di genere. Grazie a questa nuova procedura riusciremo a individuare quegli enti virtuosi che conseguono l'integrazione tra le politiche di sostegno all'occupazione femminile con particolare attenzione al work-life balance, conciliazione tra tempi di lavoro e responsabilità familiari. L'Attestazione durerà tre anni e sarà rilasciata su richiesta dell'ente locale, verificata la presenza di alcuni indicatori, come il rispetto delle quote di genere nelle cariche elettive e nei ruoli apicali dell'Ente o la presenza di un assessorato alle Pari Opportunità. Inoltre saranno valutate le azioni volte a educare alla parità, al rispetto delle differenze di genere e al consolidamento di attività imprenditoriali al femminile. Fino alla presenza di sportelli donna, case rifugio, coworking e servizi dedicati all'infanzia, dagli asili nido a laboratori e ludoteche.

domenica 12 ottobre 2014

Orienteering: lungo sentieri di parità. Un progetto per la Scuola primaria

Un ottimo progetto, e a costo zero, rivolto alle classi III e IV della scuola primaria prende le mosse dal Comune di Roma. Un evento su facebook dà la notizia, e informa sulla necessità di raccogliere 30 insegnanti/istituti interessati a questi temi, e 400 bambine e bambini da coinvolgere.
Il progetto intende mettere in luce, attraverso il trinomio gioco-sport-cultura, alcune figure femminili che hanno lasciato tracce significative nella società.
Tema centrale del progetto è accrescere la consapevolezza di quanto è stato ideato, inventato e realizzato dalle donne, ed elevare  l’educazione al rispetto per le differenze, lo sviluppo di un pensiero critico alternativo a modelli maschili e femminili stereotipati e conformisti.
Le storie delle protagoniste del passato possono essere modelli di riferimento e di differenza ai quali guardare nella complessa costruzione dell’identità maschile e femminile, in una società libera da discriminazioni e violenza di genere in cui a ragazze e ragazzi siano offerte pari opportunità scolastiche e professionali.
Attenzione: le candidature delle istituzioni scolastiche vanno inoltrare entro giovedì 16 ottobre 2014 scrivendo all' indirizzo: protocollo.serviziscolastici@pec.comune.roma.it
Promosso dalla collaudata collaborazione fra Toponomastica Femminile e FNISM (Federazione nazionale insegnanti), con il Comitato Regionale FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento) del Lazio, Settore Scuola, il progetto verrà realizzato tra novembre 2014 e l'8 marzo 2015. La premiazione finale avrà luogo l'8 marzo 2015, fra gli eventi della giornata dedicata alle donne.

sabato 11 ottobre 2014

Ricominciare: donne che (ri)costruiscono, 1945-1948

L’ingresso in scena delle donne, e il protagonismo femminile nella ricostruzione, è stato uno dei frutti più preziosi della Resistenza. Ma gli anni dal '45 al '48 non sono mai stati analizzati dal punto di vista femminile. Ora un convegno nazionale Anpi ricorda le donne di quegli anni e, con alcune testimoni che vi parteciparono attivamente, tenta di restituire spunti preziosi alla storia. 
Cessato il rombo dell’ultimo cannone, contate le  vittime e i dispersi, che ne fu delle 35.000 partigiane, e delle 70.000 dei Gruppi di Difesa della Donna che in modo organizzato, con le armi e senza armi, avevano partecipato, compagne di combattimento, alla Resistenza? e delle  donne che per quei cinque lunghi anni avevano saldamente tenuto in piedi quel che restava dei nuclei familiari, che avevano protetto e sostenuto gli sbandati, i renitenti, i fuggiti dai campi di concentramento, i partigiani?  
La maggior parte osservò la montagna di macerie che si stendeva davanti a loro e si rimboccò le maniche. Alcune aprirono associazioni di sole donne per elaborare propri programmi e per combattere le discriminazioni cui erano esposte da sempre; alcune entrarono nei sindacati e nei Consigli comunali, qualcuna (pochissime) diventò sindaco. Alcune entrarono in Parlamento e, benché in netta minoranza, furono determinanti nello scrivere il dettato costituzionale e cruciali per introdurre gli articoli che sanciscono la parità dei diritti.
11 ottobre, Palazzo Baldassini, istituto Luigi Sturzo.
Gli anni dal '45 al '48 non sono mai stati analizzati dal punto di vista femminile. Il ruolo delle donne era sempre pensato legato alla sfera privata nonostante i partigiani sapessero il loro ruolo. Come ricorda Lidia Menapace, a Milano le partigiane non poterono sfilare alla Liberazione perché "il popolo non avrebbe capito". (Marisa Rodano, dal convegno "Ricominciare. Donne che costruiscono, 1945-1948").

venerdì 10 ottobre 2014

Scrivere al femminile: grammatica e media

Il 15 ottobre 20154, alla Casa Internazionale delle Donne, un incontro a cui la maggior parte dei giornalisti e delle giornaliste farebbe bene a partecipare. Perché promuovere un corretto uso del linguaggio di genere è necessario per superare gli stereotipi profondamente radicati sia nel linguaggio, sia nell'informazione. Stereotipi su cui si perpetua quella cultura del patriarcato che genera soggezione femminile e violenza.
Intervengono Fiorella Kostoris (economista e docente alla Sapienza di Roma); Edda Billi (presidente ass. Alma Sabatini); Cinzia Romano (giornalista, Snoq Donne e informazione). Modera Silvia Garambois (giornalista, della presidenza di GiULiA).
Dalle 17,30 alle 19,30, in via della Lungara 19. 

giovedì 9 ottobre 2014

Lettera al sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino

Egr. Sindaco,
Aspettare stanca dal 2006 segue le vicende politiche del nostro Paese, sia adoperandosi per ottenere norme rispettose dell’uguaglianza donna uomo, sancita come principio fondamentale dall’articolo 3 e ribadita per le cariche elettive dall’articolo 51, sia monitorando con dati di genere le varie tornate elettorali. Stiamo seguendo con interesse il primo esperimento di elezioni di secondo livello previsto dalla Legge Delrio per i Consigli delle nuove Province e delle otto Città metropolitane [qui ii contenuti nel dettaglio, ndr]. L’interesse è accompagnato da una certa preoccupazione per la scelta del voto attraverso l’espressione di una sola preferenza e per il rinvio dell’applicazione dell’art. 27 della suddetta Legge, che contiene disposizioni di genere per la composizione delle liste.
Abbiamo pubblicato le statistiche di genere sui risultati delle elezioni svolte e, finora, il peggior risultato è quello riguardante il Consiglio della Città Metropolitana di Roma.
Visto l’art. 40 della Legge Delrio [art 40. Il sindaco metropolitano può nominare un  vicesindaco,  scelto tra i consiglieri metropolitani, stabilendo le eventuali  funzioni  a lui delegate e  dandone  immediata  comunicazione  al  consiglio.  Il vicesindaco esercita le funzioni del sindaco  in  ogni  caso  in  cui questi ne sia impedito. Qualora il sindaco metropolitano cessi  dalla carica per cessazione dalla titolarità dell’incarico di sindaco  del proprio comune, il vicesindaco rimane in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano; ndr], ci rivolgiamo a Lei, che, in quanto sindaco della città capoluogo assumerà il ruolo di Sindaco del nuovo Consiglio, per chiederle di nominare una consigliera donna come vicesindaca.
In tal modo potrebbe assicurare quel minimo di riequilibrio necessario per evitare di avviare i lavori del nuovo Consiglio con il marchio negativo di una sottorappresentanza delle donne, che costituiscono oltre la metà della popolazione e del corpo elettorale.
Ci è gradita l’occasione per inviarle i nostri saluti e auguri di buon lavoro.

La presidente, Rosanna Oliva


sabato 4 ottobre 2014

Vogliamo una Casa delle Streghe in ogni città

Da Roma un progetto di co-housing per vivere una vecchiaia rivoluzionaria si presenta all'Italia. In un incontro alla Casa Internazionale delle donne, a fine settembre, Thérèse Clerc, 85 anni e madre di quattro figli, ha raccontato come ha realizzato il suo progetto per cambiare l’immagine della vecchiaia, e il modo di viverla.
La “Maison de Babayagas”, aperta nei pressi di Parigi, è la madre di tutte le case delle streghe. Nata a Montreuil, ospita in co-housing 20 donne anziane; che hanno a disposizione piccoli appartamenti autonomi di 35 mq, al costo medio di 420 € al mese, dentro una struttura con molti spazi comuni, in cui la vita è organizzata attivamente, in stretta relazione con le attività sociali e creative del quartiere e della città. L’attivismo sociale è un elemento chiave per l’accesso alla casa, perché considerato necessario per invecchiare bene: “Le femministe invecchiano meglio per il senso dato alla loro vita, cosa che garantisce una migliore salute mentale; ma il progetto nasce anche da considerazioni di vita vissuta: quando ho assistito per cinque anni mia madre fino alla fine della sua vita è stata molto dura, avevo quattro figli che si sposavano, soffrivano e divorziavano; mi son detta che avrei fatto in modo che loro non dovessero affrontare la stessa esperienza”.  
Il concetto è dunque: invecchiare insieme, invecchiare meglio, farlo attivamente, sostenendosi reciprocamente, senza pesare sui figli e rendendosi partecipi della vita sociale. Nel febbraio 2013, dopo una battaglia durata 10 anni, Thérèse è finalmente riuscita ad aprire la sua “Maison de Babayagas” investendo 4 milioni di euro: pagati per metà da istituzioni pubbliche (fra cui il comune di Montreuil) e per l’altra metà attraverso un mutuo bancario "per servizi pubblici".  
Le linee guida della convivenza sono autogestione, in quanto la casa è governata da un “consiglio di amministrazione” eletto dalle abitanti; solidarietà, perché è uno spazio aperto al quartiere, in cui si organizzano attività con i giovani e gli immigrati; ecologia, perché è concepita secondo sistemi di risparmio, riutilizzo di risorse, consumi di prodotti a km zero.
Ma il suo vero segreto è: fiducia in sé stesse, fiducia nelle altre. E' questo il terreno meraviglioso in cui, solo, un simile progetto può fiorire ed espandersi. E lo fa: la “Maison de Babayagas” sta facendo scuola e ispirando ormai realtà simili in diversi paesi.  
Qualcuna su facebook già commenta: non vedo l'ora di diventare vecchia per andare alla Casa delle Streghe. Vogliamo una Casa delle Streghe in ogni città!

mercoledì 3 settembre 2014

RailsGirls 2014: donne avvicinatevi alla tecnologia software

Vi invitiamo a seguire il "RailsGirls 2014", che sarà presentato a Roma da Codemotion, conferenza tecnica dedicata all’innovazione: 
un workshop gratuito di 2 giorni dedicato alle donne di tutte le età che vogliano avvicinarsi per la prima volta alla programmazione software e capire come funziona il mondo del codice, utilizzando il framework di programmazione Ruby on Rails
L’evento, organizzato da Codemotion con il patrocinio della community internazionale Rails Girls, e in collaborazione con Girl Geek LifeGirl Geek Dinner Roma e Informatici Senza Frontiere, avrà luogo Venerdì 19 e sabato 20 settembre presso la Facoltà di Ingegneria di RomaTre.
"Rails Girls è un evento internazionale, che è sempre stato accolto da un caloroso benvenuto da parte di personalità e isitituzioni per il ruolo fondamentale che può avere nel combattere l’innata (e spesso immotivata) diffidenza delle ragazze verso il mondo del codice. che permette un approccio pragmatico in poco tempo: vogliamo che le ragazze tornino a casa il sabato sera con la percezione di aver costruito qualcosa, una piccola web app, qualcosa che rimanga e sia utile. Le ragazze lavoreranno supportate dalla guida di mentori che le metteranno a proprio agio e le aiuteranno a tirare fuori il meglio da questa esperienza. Non vogliamo ci siano superstar, ma ragazze libere di esprimere la propria creatività tramite il codice”. (Mara Marzocchi, cofounder di Codemotion)

Saranno presenti Flavia Marzano (Innovation Advisory Board Member presso Expo 2015) e Coordinatrice della rete di donne Wister, e Imma Battaglia, Presidente della Commissione speciale di Roma Capitale sui sistemi informativi: nella giornata di sabato parteciperanno invitando le ragazze, attraverso le loro storie personali, ad acquisire maggiore confidenza verso le proprie capacità.
Info: info@codemotion.it – tel. 327.62.49.456

martedì 3 giugno 2014

Elezioni Europee: più la legge elettorale è inclusiva, più le donne vincono

di Giulia Rodano

E’ interessante la lettura dei voti di preferenza espressi in questa tornata elettorale; soprattutto per le donne.
Non a caso Francesca Izzo ha commentato il risultato della competizione tra i candidati rilevando con soddisfazione che finalmente le donne hanno cominciato a votare le donne e che tutto ora potrebbe, dal punto di vista della presenza e della rappresentanza femminile, diventare possibile.
Se guardiamo i dati, in effetti, emerge una vera e propria rivoluzione, un dato forse non del tutto inatteso, ma certo mai verificatosi prima.
Delle 12.637.537 preferenze espresse in tutte le liste e su tutti e tutte i candidati e candidate, oltre 4,8 milioni sono andate alle donne: quasi il 40% (il 38,67% per la precisione), più del doppio delle precedenti elezioni europee del 2009.
Le elette sono oggi 29 su 73 parlamentari che rappresentano l’Italia a Bruxelles. 
Le deputate europee sono dunque quasi il 40% (39,7%). Ben più numerose che nel 2009.

Non solo, ma, a parte la pessima performance della Lega e del Nuovo Centro Destra, che non eleggono nessuna donna (fatte salve future opzioni di Salvini), la percentuale di genere più bassa, quella di Forza Italia, raggiunge, sul totale degli eletti di quel partito, la ragguardevole percentuale di quasi il 31%, mentre il PD si attesta a oltre il 45%, il movimento 5Stelle quasi al 53% e la Lista Tsipras ha per ora eletto due donne su tre.
Siamo di fronte a un risultato straordinario. È difficile non essere contente. La presenza delle donne sembrerebbe diventare finalmente normale.
Eppure non c’erano in queste elezioni, nessuna quota riservata, nessuna lista bloccata, e nemmeno il meccanismo della doppia preferenza.
A cosa si deve dunque un simile risultato? Al combinato disposto di due fattori, diversi ma convergenti, propri di una democrazia compiuta e libera.
Da una parte la legge elettorale europea obbliga le liste a una composizione rispettosa della presenza di entrambi i sessi e gli elettori alla preferenza di genere qualora vogliano esprimere 3 opzioni e votare più di 2 candidati. Riconosce dunque la presenza dei due generi nell’elettorato e la necessità di promuoverne una rappresentanza sessuata.
Dall’altra alcune tra le forze politiche e i movimenti che hanno partecipato alla competizione elettorale hanno promosso le donne, le hanno candidate, le hanno rese visibili.
Dunque, le donne non hanno bisogno della lista bloccata, né di soglie di sbarramento o premi di maggioranza. Anzi, la competizione europea dimostra che più larga è la possibilità di concorrere con regole eque, più forte è la loro possibilità di emergere. Chissà, se non ci fosse stata l’iniqua e inutile soglia di sbarramento, forse le donne sarebbero state anche più numerose.
Le donne non hanno avuto bisogno della benevolenza del principe che le collocasse in posizione utile per essere elette. Messe in condizione di competere, hanno vinto.
Quando si dovrà discutere della legge elettorale nazionale, dovremo tenere a mente l’esperienza di queste elezioni. Non abbiamo bisogno di quote e zone protette da marchingegni antidemocratici come le liste bloccate. Non abbiamo bisogno di accettare soglie di sbarramento sproporzionate e premi di maggioranza che distorcono la volontà degli elettori, per mantenere le quote riservate dentro le liste bloccate. Possiamo spendere tutta la forza unitaria delle donne per chiedere e ottenere una legge elettorale che estenda la partecipazione e il potere di scelta dei cittadini e affermi le regole della rappresentanza di genere, dalla doppia preferenza, alle presenze sui media. Possiamo cioè fare delle donne, quello che le donne possono essere: un elemento fondamentale di crescita della democrazia.