Laura Cima arriva a Roma per discutere di donne e potere, insieme a Marisa Rodano e ad Alessandra Bocchetti: l'appuntamento è per il 15 gennaio alle h. 18 alla Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19, per la presentazione del suo libro "Il complesso di Penelope" (il giorno dopo, a Napoli).
Perché leggerlo? perché discuterne? Tutte le risposte nela recensione uscita nel n° 99 di Leggendaria; Marzo 2013:
Penelope vuole il potere
Il libro di Laura Cima, femminista e ex deputata verde, impegnata da decenni nel movimento e nelle istituzioni, ricostruisce oltre un secolo di storia italiana, narra la propria esperienza e avanza alcune proposte politiche. Un libro partecipe e fitto di date, storie, leggi, biografie di donne, lotte, dati economici e politici. Un saggio e insieme un’autobiografia che va dalla prima petizione per il voto scritta nel 1877 da Anna Maria Mozzoni al convegno femminista di Paestum nell’ottobre 2012. Un volume vivace che mescola vita privata e vita pubblica, vicende italiane e internazionali, storia del femminismo e delle istituzioni dello Stato e che si rivolge alle più giovani perché il nuovo protagonismo femminile possa imporsi sulla scena politica e imprimere all’economia una svolta decisiva.
A raccontare è Laura Cima, femminista torinese, poi impegnata nei movimenti antinucleari, deputata Verde dal 1987 e di nuovo nel 2001, mentre, negli anni ’90, era ai vertici della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il libro dunque in buona parte narra le tante vocazioni, le sue competenze, i ruoli rivestiti e le sue idee, prima fra tutte quella che il femminismo degli anni Settanta (cioè quello della sua generazione) non ha saputo rompere la separazione tra “donne politiche” e politica delle donne”, avendo scelto la via dell’estraneità che lo ha condotto all’autonomia ma anche a una totale marginalità rispetto al potere.
Del resto, ricostruisce Cima utilmente, le 21 donne costituenti che con autorevolezza vollero che l’articolo 3 della Costituzioni fissasse l’uguaglianza tra i cittadini indipendentemente dal sesso, non parteciparono invece al lavoro della sottocommissione dedicata all’organizzazione costituzionale dello Stato: il che ha significato che l’ordinamento dello Stato stesso e le regole della gestione del potere rimasero del tutto in mani maschili. Errore che non fu compensato negli anni successivi né dal femminismo né dalle politiche di Pari opportunità tanto che tuttora nessun partito italiano ha delle regole per garantire la democrazia interna e le pari opportunità utili a diventare dirigenti oppure candidate ed elette. In sessant’anni di repubblica ben poche sono state le proposte di legge in questo senso (ultima quella di iniziativa popolare dell’Udi del 50 e 50), mai peraltro messe all’ordine del giorno in Parlamento.
Secondo Laura, l’illusione del femminismo è stata quella che ciascuna individualmente avrebbe cambiato la realtà, ma nessuna ha immaginato un modello di società, di stato o di partito alternativo a quelli esistenti. Né tantomeno ci si è misurate con il potere, un tabu nella pratica e nel pensiero del movimento e anche in quella delle donne comuniste e socialiste della generazione precedente. Secondo Laura Cima – che guarda alle socialdemocrazie del Nord Europa e alle politiche di P.O. lì intraprese fin dai primi anni Ottanta – occorre al contrario un gran numero di donne all’interno della stanza dei bottoni per cambiare le cose, mentre contemporaneamente il movimento resta combattivo, come accade oggi in Italia. Manca piuttosto – ed è un altro cruccio dell’autrice – la capacità di fare rete tra movimenti diversi di donne. Naturalmente l’ipotesi è quella di imprimere a una politica ormai esausta nuove modalità che influiscano anche sull’economia e, secondo l’autrice, il pensiero circolare femminile, distinto da quello lineare maschile, è in grado di cogliere il nuovo che, esile, emerge dalle macerie della nostra democrazie e dal disastro ecologico planetario.
Non crediate comunque che la Penelope del titolo disfi solo nell’oggi la sua tela per ricominciare da capo a tesserne un’altra. Come già accennato, Laura Cima ci conduce nel passato addirittura a partire dalla Dea Madre e da Lilith, scrive di matriarcato e, passando per le suffragette americane e inglesi e via via ricostruisce anche le vicende delle protagoniste italiane delle battaglie delle donne. Scrive di Mozzoni e Belgioioso, poi delle donne costituenti e di Tina Anselmi e Marisa Rodano e tante altre (Livia Turco e Alessandra Bocchetti tra le più citate), fino alla ministra Elsa Fornero del governo Monti e alla sua legge per impedire i licenziamenti in bianco.
Una carrellata intensa, pagine che vanno lette e meditate e probabilmente per alcune anche contestate. Certo lo sforzo è generoso e Cima si espone sempre in prima persona, non temendo neppure di dire verità scomode anche su compagni e compagne con cui ha condiviso lotte istituzionali o nel movimento, fino a decidere di separare la propria strada dalla loro o essere cacciata. (di Silvia Neonato)
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