domenica 12 ottobre 2014

Orienteering: lungo sentieri di parità. Un progetto per la Scuola primaria

Un ottimo progetto, e a costo zero, rivolto alle classi III e IV della scuola primaria prende le mosse dal Comune di Roma. Un evento su facebook dà la notizia, e informa sulla necessità di raccogliere 30 insegnanti/istituti interessati a questi temi, e 400 bambine e bambini da coinvolgere.
Il progetto intende mettere in luce, attraverso il trinomio gioco-sport-cultura, alcune figure femminili che hanno lasciato tracce significative nella società.
Tema centrale del progetto è accrescere la consapevolezza di quanto è stato ideato, inventato e realizzato dalle donne, ed elevare  l’educazione al rispetto per le differenze, lo sviluppo di un pensiero critico alternativo a modelli maschili e femminili stereotipati e conformisti.
Le storie delle protagoniste del passato possono essere modelli di riferimento e di differenza ai quali guardare nella complessa costruzione dell’identità maschile e femminile, in una società libera da discriminazioni e violenza di genere in cui a ragazze e ragazzi siano offerte pari opportunità scolastiche e professionali.
Attenzione: le candidature delle istituzioni scolastiche vanno inoltrare entro giovedì 16 ottobre 2014 scrivendo all' indirizzo: protocollo.serviziscolastici@pec.comune.roma.it
Promosso dalla collaudata collaborazione fra Toponomastica Femminile e FNISM (Federazione nazionale insegnanti), con il Comitato Regionale FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento) del Lazio, Settore Scuola, il progetto verrà realizzato tra novembre 2014 e l'8 marzo 2015. La premiazione finale avrà luogo l'8 marzo 2015, fra gli eventi della giornata dedicata alle donne.

sabato 11 ottobre 2014

Ricominciare: donne che (ri)costruiscono, 1945-1948

L’ingresso in scena delle donne, e il protagonismo femminile nella ricostruzione, è stato uno dei frutti più preziosi della Resistenza. Ma gli anni dal '45 al '48 non sono mai stati analizzati dal punto di vista femminile. Ora un convegno nazionale Anpi ricorda le donne di quegli anni e, con alcune testimoni che vi parteciparono attivamente, tenta di restituire spunti preziosi alla storia. 
Cessato il rombo dell’ultimo cannone, contate le  vittime e i dispersi, che ne fu delle 35.000 partigiane, e delle 70.000 dei Gruppi di Difesa della Donna che in modo organizzato, con le armi e senza armi, avevano partecipato, compagne di combattimento, alla Resistenza? e delle  donne che per quei cinque lunghi anni avevano saldamente tenuto in piedi quel che restava dei nuclei familiari, che avevano protetto e sostenuto gli sbandati, i renitenti, i fuggiti dai campi di concentramento, i partigiani?  
La maggior parte osservò la montagna di macerie che si stendeva davanti a loro e si rimboccò le maniche. Alcune aprirono associazioni di sole donne per elaborare propri programmi e per combattere le discriminazioni cui erano esposte da sempre; alcune entrarono nei sindacati e nei Consigli comunali, qualcuna (pochissime) diventò sindaco. Alcune entrarono in Parlamento e, benché in netta minoranza, furono determinanti nello scrivere il dettato costituzionale e cruciali per introdurre gli articoli che sanciscono la parità dei diritti.
11 ottobre, Palazzo Baldassini, istituto Luigi Sturzo.
Gli anni dal '45 al '48 non sono mai stati analizzati dal punto di vista femminile. Il ruolo delle donne era sempre pensato legato alla sfera privata nonostante i partigiani sapessero il loro ruolo. Come ricorda Lidia Menapace, a Milano le partigiane non poterono sfilare alla Liberazione perché "il popolo non avrebbe capito". (Marisa Rodano, dal convegno "Ricominciare. Donne che costruiscono, 1945-1948").

venerdì 10 ottobre 2014

Scrivere al femminile: grammatica e media

Il 15 ottobre 20154, alla Casa Internazionale delle Donne, un incontro a cui la maggior parte dei giornalisti e delle giornaliste farebbe bene a partecipare. Perché promuovere un corretto uso del linguaggio di genere è necessario per superare gli stereotipi profondamente radicati sia nel linguaggio, sia nell'informazione. Stereotipi su cui si perpetua quella cultura del patriarcato che genera soggezione femminile e violenza.
Intervengono Fiorella Kostoris (economista e docente alla Sapienza di Roma); Edda Billi (presidente ass. Alma Sabatini); Cinzia Romano (giornalista, Snoq Donne e informazione). Modera Silvia Garambois (giornalista, della presidenza di GiULiA).
Dalle 17,30 alle 19,30, in via della Lungara 19. 

giovedì 9 ottobre 2014

Lettera al sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino

Egr. Sindaco,
Aspettare stanca dal 2006 segue le vicende politiche del nostro Paese, sia adoperandosi per ottenere norme rispettose dell’uguaglianza donna uomo, sancita come principio fondamentale dall’articolo 3 e ribadita per le cariche elettive dall’articolo 51, sia monitorando con dati di genere le varie tornate elettorali. Stiamo seguendo con interesse il primo esperimento di elezioni di secondo livello previsto dalla Legge Delrio per i Consigli delle nuove Province e delle otto Città metropolitane [qui ii contenuti nel dettaglio, ndr]. L’interesse è accompagnato da una certa preoccupazione per la scelta del voto attraverso l’espressione di una sola preferenza e per il rinvio dell’applicazione dell’art. 27 della suddetta Legge, che contiene disposizioni di genere per la composizione delle liste.
Abbiamo pubblicato le statistiche di genere sui risultati delle elezioni svolte e, finora, il peggior risultato è quello riguardante il Consiglio della Città Metropolitana di Roma.
Visto l’art. 40 della Legge Delrio [art 40. Il sindaco metropolitano può nominare un  vicesindaco,  scelto tra i consiglieri metropolitani, stabilendo le eventuali  funzioni  a lui delegate e  dandone  immediata  comunicazione  al  consiglio.  Il vicesindaco esercita le funzioni del sindaco  in  ogni  caso  in  cui questi ne sia impedito. Qualora il sindaco metropolitano cessi  dalla carica per cessazione dalla titolarità dell’incarico di sindaco  del proprio comune, il vicesindaco rimane in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano; ndr], ci rivolgiamo a Lei, che, in quanto sindaco della città capoluogo assumerà il ruolo di Sindaco del nuovo Consiglio, per chiederle di nominare una consigliera donna come vicesindaca.
In tal modo potrebbe assicurare quel minimo di riequilibrio necessario per evitare di avviare i lavori del nuovo Consiglio con il marchio negativo di una sottorappresentanza delle donne, che costituiscono oltre la metà della popolazione e del corpo elettorale.
Ci è gradita l’occasione per inviarle i nostri saluti e auguri di buon lavoro.

La presidente, Rosanna Oliva


sabato 4 ottobre 2014

Vogliamo una Casa delle Streghe in ogni città

Da Roma un progetto di co-housing per vivere una vecchiaia rivoluzionaria si presenta all'Italia. In un incontro alla Casa Internazionale delle donne, a fine settembre, Thérèse Clerc, 85 anni e madre di quattro figli, ha raccontato come ha realizzato il suo progetto per cambiare l’immagine della vecchiaia, e il modo di viverla.
La “Maison de Babayagas”, aperta nei pressi di Parigi, è la madre di tutte le case delle streghe. Nata a Montreuil, ospita in co-housing 20 donne anziane; che hanno a disposizione piccoli appartamenti autonomi di 35 mq, al costo medio di 420 € al mese, dentro una struttura con molti spazi comuni, in cui la vita è organizzata attivamente, in stretta relazione con le attività sociali e creative del quartiere e della città. L’attivismo sociale è un elemento chiave per l’accesso alla casa, perché considerato necessario per invecchiare bene: “Le femministe invecchiano meglio per il senso dato alla loro vita, cosa che garantisce una migliore salute mentale; ma il progetto nasce anche da considerazioni di vita vissuta: quando ho assistito per cinque anni mia madre fino alla fine della sua vita è stata molto dura, avevo quattro figli che si sposavano, soffrivano e divorziavano; mi son detta che avrei fatto in modo che loro non dovessero affrontare la stessa esperienza”.  
Il concetto è dunque: invecchiare insieme, invecchiare meglio, farlo attivamente, sostenendosi reciprocamente, senza pesare sui figli e rendendosi partecipi della vita sociale. Nel febbraio 2013, dopo una battaglia durata 10 anni, Thérèse è finalmente riuscita ad aprire la sua “Maison de Babayagas” investendo 4 milioni di euro: pagati per metà da istituzioni pubbliche (fra cui il comune di Montreuil) e per l’altra metà attraverso un mutuo bancario "per servizi pubblici".  
Le linee guida della convivenza sono autogestione, in quanto la casa è governata da un “consiglio di amministrazione” eletto dalle abitanti; solidarietà, perché è uno spazio aperto al quartiere, in cui si organizzano attività con i giovani e gli immigrati; ecologia, perché è concepita secondo sistemi di risparmio, riutilizzo di risorse, consumi di prodotti a km zero.
Ma il suo vero segreto è: fiducia in sé stesse, fiducia nelle altre. E' questo il terreno meraviglioso in cui, solo, un simile progetto può fiorire ed espandersi. E lo fa: la “Maison de Babayagas” sta facendo scuola e ispirando ormai realtà simili in diversi paesi.  
Qualcuna su facebook già commenta: non vedo l'ora di diventare vecchia per andare alla Casa delle Streghe. Vogliamo una Casa delle Streghe in ogni città!

mercoledì 3 settembre 2014

RailsGirls 2014: donne avvicinatevi alla tecnologia software

Vi invitiamo a seguire il "RailsGirls 2014", che sarà presentato a Roma da Codemotion, conferenza tecnica dedicata all’innovazione: 
un workshop gratuito di 2 giorni dedicato alle donne di tutte le età che vogliano avvicinarsi per la prima volta alla programmazione software e capire come funziona il mondo del codice, utilizzando il framework di programmazione Ruby on Rails
L’evento, organizzato da Codemotion con il patrocinio della community internazionale Rails Girls, e in collaborazione con Girl Geek LifeGirl Geek Dinner Roma e Informatici Senza Frontiere, avrà luogo Venerdì 19 e sabato 20 settembre presso la Facoltà di Ingegneria di RomaTre.
"Rails Girls è un evento internazionale, che è sempre stato accolto da un caloroso benvenuto da parte di personalità e isitituzioni per il ruolo fondamentale che può avere nel combattere l’innata (e spesso immotivata) diffidenza delle ragazze verso il mondo del codice. che permette un approccio pragmatico in poco tempo: vogliamo che le ragazze tornino a casa il sabato sera con la percezione di aver costruito qualcosa, una piccola web app, qualcosa che rimanga e sia utile. Le ragazze lavoreranno supportate dalla guida di mentori che le metteranno a proprio agio e le aiuteranno a tirare fuori il meglio da questa esperienza. Non vogliamo ci siano superstar, ma ragazze libere di esprimere la propria creatività tramite il codice”. (Mara Marzocchi, cofounder di Codemotion)

Saranno presenti Flavia Marzano (Innovation Advisory Board Member presso Expo 2015) e Coordinatrice della rete di donne Wister, e Imma Battaglia, Presidente della Commissione speciale di Roma Capitale sui sistemi informativi: nella giornata di sabato parteciperanno invitando le ragazze, attraverso le loro storie personali, ad acquisire maggiore confidenza verso le proprie capacità.
Info: info@codemotion.it – tel. 327.62.49.456

martedì 3 giugno 2014

Elezioni Europee: più la legge elettorale è inclusiva, più le donne vincono

di Giulia Rodano

E’ interessante la lettura dei voti di preferenza espressi in questa tornata elettorale; soprattutto per le donne.
Non a caso Francesca Izzo ha commentato il risultato della competizione tra i candidati rilevando con soddisfazione che finalmente le donne hanno cominciato a votare le donne e che tutto ora potrebbe, dal punto di vista della presenza e della rappresentanza femminile, diventare possibile.
Se guardiamo i dati, in effetti, emerge una vera e propria rivoluzione, un dato forse non del tutto inatteso, ma certo mai verificatosi prima.
Delle 12.637.537 preferenze espresse in tutte le liste e su tutti e tutte i candidati e candidate, oltre 4,8 milioni sono andate alle donne: quasi il 40% (il 38,67% per la precisione), più del doppio delle precedenti elezioni europee del 2009.
Le elette sono oggi 29 su 73 parlamentari che rappresentano l’Italia a Bruxelles. 
Le deputate europee sono dunque quasi il 40% (39,7%). Ben più numerose che nel 2009.

Non solo, ma, a parte la pessima performance della Lega e del Nuovo Centro Destra, che non eleggono nessuna donna (fatte salve future opzioni di Salvini), la percentuale di genere più bassa, quella di Forza Italia, raggiunge, sul totale degli eletti di quel partito, la ragguardevole percentuale di quasi il 31%, mentre il PD si attesta a oltre il 45%, il movimento 5Stelle quasi al 53% e la Lista Tsipras ha per ora eletto due donne su tre.
Siamo di fronte a un risultato straordinario. È difficile non essere contente. La presenza delle donne sembrerebbe diventare finalmente normale.
Eppure non c’erano in queste elezioni, nessuna quota riservata, nessuna lista bloccata, e nemmeno il meccanismo della doppia preferenza.
A cosa si deve dunque un simile risultato? Al combinato disposto di due fattori, diversi ma convergenti, propri di una democrazia compiuta e libera.
Da una parte la legge elettorale europea obbliga le liste a una composizione rispettosa della presenza di entrambi i sessi e gli elettori alla preferenza di genere qualora vogliano esprimere 3 opzioni e votare più di 2 candidati. Riconosce dunque la presenza dei due generi nell’elettorato e la necessità di promuoverne una rappresentanza sessuata.
Dall’altra alcune tra le forze politiche e i movimenti che hanno partecipato alla competizione elettorale hanno promosso le donne, le hanno candidate, le hanno rese visibili.
Dunque, le donne non hanno bisogno della lista bloccata, né di soglie di sbarramento o premi di maggioranza. Anzi, la competizione europea dimostra che più larga è la possibilità di concorrere con regole eque, più forte è la loro possibilità di emergere. Chissà, se non ci fosse stata l’iniqua e inutile soglia di sbarramento, forse le donne sarebbero state anche più numerose.
Le donne non hanno avuto bisogno della benevolenza del principe che le collocasse in posizione utile per essere elette. Messe in condizione di competere, hanno vinto.
Quando si dovrà discutere della legge elettorale nazionale, dovremo tenere a mente l’esperienza di queste elezioni. Non abbiamo bisogno di quote e zone protette da marchingegni antidemocratici come le liste bloccate. Non abbiamo bisogno di accettare soglie di sbarramento sproporzionate e premi di maggioranza che distorcono la volontà degli elettori, per mantenere le quote riservate dentro le liste bloccate. Possiamo spendere tutta la forza unitaria delle donne per chiedere e ottenere una legge elettorale che estenda la partecipazione e il potere di scelta dei cittadini e affermi le regole della rappresentanza di genere, dalla doppia preferenza, alle presenze sui media. Possiamo cioè fare delle donne, quello che le donne possono essere: un elemento fondamentale di crescita della democrazia.