giovedì 29 agosto 2013

Oggi a Roma sit in per la Siria: poesia contro la guerra

Oggi a Roma un sit-in di poesia "in sostegno del popolo siriano", in nome della pace e della ricerca di soluzioni pacifiche: appuntamento alle 18.00 in Piazza Santi Apostoli. L'obiettivo è sollevare l'attenzione sul dramma della Siria e sull'immobilismo internazionale. 
L'invito è a portare tutti un lenzuolo bianco con cui coprirsi e a stendersi a terra uno di fianco all'altro, con un cartello bianco con questi due versi: io amo la vita /sulla terra tra i pini e gli alberi di fico/ ma non posso arrivarci così (Mahmud Darwish, Martire).
Sulla scelta di questi versi (e sul come vengono presentati) abbiamo espresso perplessità, in un post in cui commentiamo la tragedia sirianaPerché la scelta di altri versi sarebbe stata migliore? 
Mahmud Darwish è un grande poeta, ma non apprezziamo che si siano scelte proprio le 2 righe fatte pronunciare, in una sua poesia, da un martire a giustificazione del proprio martirio - e per giunta facendo riferimento a un "martire" nella citazione del poeta. Data la situazione, la scelta ci sembra possa essere fraintesa. Intanto la poesia da cui sono tratti i versi non si chiama Martire, ma Stato d'assedio. Né del resto si può definire l'autore stesso (che è fra i più famosi poeti palestinesi) un "martire". Allora perché porre l'accento su quella parola? Nel loro contesto più ampio i versi sarebbero:
Il martire mi spiega: non ho cercato al di là della spianata
le vergini dell’immortalità, perché amo la vita
sulla terra, fra i pini e gli alberi di fico,
ma era inaccessibile, così ho preso la mira
con l’ultima cosa che mi appartiene: il sangue
nel corpo dell’azzurro.

E ci chiediamo: ma non sarebbe sempre meglio evocare la pace, invece che la (santa) guerra?
Più conseguente, visto che si tratta di un "sit in per la pace". E obbligatorio, se considerariamo quello che sta succedendo in Siria, ove fazioni fondamentaliste hanno messo a tacere i rivoltosi pacifici, imponendosi come leadership dei resistenti.  
Ma soprattutto se capiamo che cercare ragioni per scegliere fra diverse fazioni della guerra è il terreno stesso su cui tutto questo si riproduce.

Non sono questioni di lana caprina, ma nodi essenziali. Perciò, dando la notizia di un sit in che ha il merito di voler sollevare un'attenzione e un dibattito, ci sembra importante non trascurarle.

Claudia, all'evento su fb ha mandato questa osservazione:
E perciò... a noi piacerebbe di più così:

2 commenti:

  1. Concordo, e concordo soprattutto perché proprio l'immobilismo internazionale ha cambiato radicalmente i dati del conflitto in Siria: la sollevazione popolare contro un regime autoritario si è trasformata in un confronto tra due gruppi di potenze, globali e regionali, a loro volta dominate da regimi autoritari e/o fondamentalisti, e cioè Arabia Saudita ed Emirati, da una parte, e Iran, Russia, Cina, dall'altra. Ciascuno di questi due gruppi sostiene, rispettivamente, le milizie fondamentaliste islamiche di propria osservanza, da una parte, e un dittatore sanguinario, dall'altra. Non mi sembra il caso, pertanto, che l'Italia, ma neppure altri, decidano di sostenere l'una o l'altra parte oggi in conflitto. Se gli interessi economici che legano UK e Francia con l'Arabia Saudita e gli Emirati sono un motivo sufficiente per i governi di questi paesi europei, ancorché inconfessabile, l'intervento di qualsiasi altra potenza, grande o piccola, sarebbe del tutto immotivabile. In un caso come questo, l'unica possibilità sarebbe l'interposizione di una forza neutrale come l'ONU. Ma è più facile a dirsi che a farsi.

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  2. Ringrazio per l'attenzione e per i consigli (sempre preziosi)
    vi invito a guardare le foto di un evento bellissimo e pieno di forza su https://www.facebook.com/mmaggi

    grazie
    monica maggi
    associazione Libra

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