Perché io sono la prima e l'ultima
io sono colei che è venerata e disprezzata,
io sono la prostituta e la santa.
Io sono la sposa e la vergine,
io sono la madre e la figlia,
io sono le braccia di mia madre,
io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
io sono donna sposata e nubile,
io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
io sono colei che consola dei dolori del parto.
io sono la sposa e lo sposo,
e il mio uomo nutrì la mia fertilità,
io sono Madre di mio padre,
io sono sorella di mio marito,
ed egli è il figlio che ho respinto.
Rispettatemi sempre, poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.
[Inno a Iside (qui il testo completo); Nag Hammadi, Egitto, III-IV sec. a.C]
Un omaggio alla Donna, all’eterogeneo universo femminile. Un mondo multietnico e variopinto, talora ricco di dolori e violenze, come denunciano i numerosi episodi di cronaca nera cui, purtroppo, siamo abituati. La Donna nei suoi molteplici aspetti. La Donna come Madre-Terra, come rifugio, come “porto sicuro” ove approdare; come perno e origine dell’esistenza. La Donna come oggetto, come feticcio. La Donna stuprata, violentata, “martirizzata”, sacrificata nella sua essenza; la Donna emancipata, filosofa, scienziata; intesa nel suo valore archetipico universale, ma anche come individualità concreta, tangibile, pregnante. La Donna in tutta la sua complessità. Questi, gli elementi precipui che contraddistinguono i lavori realizzati dai giovani artisti emergenti Fabio Vernile, Violetta Carpino, Igor Spadoni, Ralf Joshua Trillana, Maria Claudia Nuccetelli, Nunzia Pallante, Greta Colli e Maria Cristina Marmo in occasione della mostra “Donna e Multiculturalità nell’Europa oggi”, dall’ 11 al 19 novembre al Complesso Monumentale di S. Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, di Roma.
Le otto opere in esposizione, dissimili per tecnica, iconografia, iconologia e stile, intendono indagare e approfondire l’universo femminile nell’ambito multietnico e multiculturale dell’Europa di oggi. A tale scopo, esse dialogano dialetticamente con i lavori realizzati dagli artisti di chiara fama internazionale che hanno aderito alla manifestazione, tra i quali Claudio Abate, Minou Amirsoleimani, Mirella Bentivoglio, Luigi Campanelli, Bruno Ceccobelli, Raffaele Della Rovere, Paolo Dorazio, Patrizia Dottori, Roberto Dottorini, Roberta Filippi, Elizabeth Frolet, Valter Gatti, Bianca Menna, Patrizia Molinari, Lina Passalacqua, Umberto Salmeri. Il tutto, con l’obiettivo di indurre il pubblico a riflettere sul fenomeno, estremamente attuale, del multiculturalismo in relazione ai diritti sociali, civili e politici della Donna, troppo spesso lesi da obsolete logiche patriarcali, correlate a particolari realtà culturali, religiose ed etniche. Soggetti, questi, direttamente collegati al fenomeno della globalizzazione, ai flussi migratori, al colonialismo e agli eventi bellici, nonché al sempre crescente sincretismo culturale della civiltà moderna.
I lavori in mostra esplorano, sotto differenti prospettive, i grandi temi dell’ abuso, della sessualità, della maternità, della cura e dell’emancipazione femminile. Così, per affrontare il delicato tema della violenza sulle donne, “Schiave” di Fabio Vernile trasforma l’immagine muliebre in un automa, un manichino selvaggiamente coartato e violentato agli angoli di una città sorda e cieca. Ancora, in “Ipazia Helios” di Ralf Trillana, l’essere femminile, attraverso la celebre figura dell’astronoma e filosofa greca (uccisa barbaramente da una folla di cristiani in tumulto) assurge, allo stesso tempo, a icona archetipica e tipica della libertà di pensiero. In “Cynara” di Igor Spadoni, invece, la donna appare connessa alla Cynara cardunculus, pianta dalle rinomate proprietà medicinali, e immagine iconografica di chiara origine mitologica. Cynara, infatti, è la bellissima ninfa amata da Zeus e in seguito trasformata in Carciofo perché incapace di corrispondere il brutale ed egoista sentimento del noto dio greco. Ancora, in “Filo Rosso” di Nunzia Pallante, l’immagine della donna, nelle sue diverse etnie, è raccontata attraverso alcuni indicativi momenti della frenetica vita quotidiana.
Il tema della multiculturalità è affrontato, in particolar modo, da “Altrove” di Claudia Nuccetelli, opera nella quale un intenso volto femminile, dai tratti visibilmente negroidi, viene multi-sfaccettato e reso policromo per significare in termini metaforici le multiformi caratteristiche, i diversi “colori”, dell’ “essere Donna”. Un volto, quello realizzato dalla Nuccetelli, che sembra essere composto e circoscritto dalla corteccia di un albero, chiaro riferimento all’antichissimo tema della “Madre-terra”, nutrice prolifera e feconda, genitrice per eccellenza di tutta l’umanità. La Donna come “sostegno” e “rifugio”, simboleggiato dalle mani e, più in generale, dagli arti superiori che, sovrapponendosi, si avviluppano in un vorticoso e incessante abbraccio, sembra predominare sia in “Dedica” di Greta Colli, sia nell’olio, vertiginoso e “barocco”, di Violetta Carpino, dal titolo “Abissi dell’Anima” quasi una riedizione in chiave “femminile” e contemporanea delle più celebri pitture illusionistiche cinque-seicentesche ispirate al soggetto cristiano dell’Assunzione. Il tema della maternità ritorna anche nell’acrilico di Maria Cristina Marmo, “Maternità oltre lo sguardo”, ma in un senso più ampio, “cosmologico” e “cosmogonico”, collegato sia al concetto di “Terra-Madre dell’universo” ricongiunta idealmente con il “Padre Cielo”, sia all’occhio di Horus, simbolo egizio di rigenerazione. In relazione alla figura materna, infatti, l’occhio che “tutto vede”, segno “atavico” e atemporale, pone le sue radici proprio nel culto egizio di Iside, dea della maternità e della fertilità; culto che, in seguito, sarà rivisitato dal Cristianesimo con le figure di Maria e di Gesù, trovando nel corso dei secoli un’enorme fortuna iconografica.
Testo critico di Serena Di Giovanni
Dall' 11 Novembre al 20 Novembre 2014 presso Complesso Monumentale di S.Andrea al Quirinale -Teatro dei Dioscuri, ingresso gratuito
info: 06 4747155 • testafutura@tiscali.it