domenica 17 novembre 2013

Uno sguardo più ampio ma necessario

Vi propongo qui un mio contributo sull'importanza della rete per constrastare la violenza verso i minori e le donne (già portato ad un convegno tenuto lo scorso 3 Luglio).
Scriveva Hannah Arendt: Coloro che detengono il potere e sentono che sfugge loro di mano, si tratti di governi o di governati, hanno sempre trovato difficile resistere alla tentazione di sostituirlo con la violenza
Importanti e numerosi  economisti ed economiste studiosi e ricercatori riconosciuti universalmente e qualcuno anche con Premio Nobel hanno contribuito con approcci diversi a dimostrare che le vecchie teorie economiche sono di fatto responsabili delle attuali profonde disuguaglianze sociali che riguardano la maggior parte delle persone nel mondo. Infatti  la concentrazione della ricchezza è di pochissimi. Le donne  ed i minori sono sicuramente tra  coloro che vivendo in condizione di vulnerabilità sociale ed economica pagano il prezzo più alto di questa diseguaglianza e una delle ragioni principali per cui non sono tutelati e sono possibili  bersaglio di abusi e di violenze.
Antonella Panetta
Vandana Shiva (fisica, ecologista, filosofa, attivista, autrice di importanti pubblicazioni; èfondatrice della Research Foundation for Science, Technology and Ecology, e ha promosso una campagna per la biodiversità vincendo il Right Livelihood Award - Premio Nobel Alternativo nel 1993) connette direttamente la politica economica globale e la violenza sottolineando come questo modello economico incentrato sulla “crescita” comincia con una violenza contro le donne, attraverso il disconoscimento del loro contributo all’economia. Infatti le donne che producono per le loro famiglie, i bambini, la comunità sono trattate come “non produttive” “economicamente” non attive Le riforme economiche basate sul concetto di crescita illimitata, in un mondo limitato, possono essere mantenute solo dai potenti, arraffando le risorse dei più deboli.
Elinor Ostrom (premio Nobel per l’economia 2009 sulla governance dei beni comuni) dimostra l’importanza della comunità, della democrazia partecipativa, della società civile organizzata, delle regole condivise e rispettate in quanto percepite come giuste e non per un calcolo di convenienza. Anche se non si è  mai occupata di finanza, è quanto meno singolare la coincidenza del premio con la ri-scoperta dell’importanza del capitale sociale e delle regole condivise per il buon funzionamento della società. La Costituente dei beni Comuni è una declinazione concreta delle teorie della economista Premio Nobel.
Un modello di democrazia legata al territorio, in cui il “comune” coincide non con l’interesse astratto del popolo sovrano né del consumatore ma di coloro per i quali “la sorte dei commons risulta cruciale, la comunità che assicura la riappropriazione, restituzione e sostenibilità della gestione del bene comune non è pre-esitente, è per sua natura plurale ed ibrida fondata su appartenenze multiple, reticolari, relazionali. 
Stefano Rodotà, Ugo Mattei e Maria Rosaria Marella, il vicepresidente emerito della Corte costituzionale Paolo Maddalena e il giurista Gaetano Azzariti, sostengono che i beni comuni hanno una portata rivoluzionaria.
Amartya Sen  (Premio Nobel 1998 per l’Economia) sostiene che per una società più equa, è fondamentale considerare le possibilità effettive degli individui. Il rapporto tra forme dello sviluppo, democrazia economica e giustizia sociale è un costante punto di attenzione della ricerca di  Amartya Sen.
Joseph Stiglitz (Professore alla Columbia University, Premio Nobel per l’Economia nel 2001è stato vicepresidente e Economista capo della Banca Mondiale) nel libro "Il prezzo della diseguaglianza" dimostra  che la diseguaglianza delle opportunità  è generata dal fatto che non ci si è impegnati a mettere la finanza sotto controllo. Il livello di disuguaglianza del reddito in America raggiunge oggi picchi mai visti. Nel 2010, l'1% guadagnava il 93% del reddito aggiuntivo creato nella cosiddetta «ripresa». Questi spesso non riescono a comprendere che, come sottolinea l'autore, «il loro destino è collegato a quello dell'altro 99%». Suggerisce di adottare in Europa un modello economico diverso e non di ispirarsi agli Stati Uniti .
Zygmunt Bauman (sociologo e filosofo di fama mondiale) ci chiede urgentemente di passare dalla politica del diritto al riconoscimento a quella del diritto alla ridistribuzione. Come processo sociale, l’esclusione è la negazione dell’accesso alle opportunità e all’esercizio effettivo dei diritti sociali di individui particolari o di gruppi di individui (in questo caso di donne e di minori) capace di innescare un processo di accrescimento delle opportunità per costruire o ristabilire legami sociali, facilitando l’accesso di tutti all’attività sociale, al reddito, alle pubbliche istituzioni, alla protezione sociale e ai programmi e servizi di cura ed assistenza .
“La verità è che non riusciremo difendere le nostre libertà finché ergeremo delle barricate che ci separano dal resto del mondo e finché non inizieremo ad avere cura anche degli affari altrui" (Zygmunt Bauman)
La condizione della vulnerabilità è una condizione umana (tratto da Brunella Casalini filosofa e Martha Fineman Professoressa)
Mi ha molto colpito questa elaborazione sulla vulnerabilità: la ritengo una chiave di lettura che mette in evidenza il senso e la necessità di una economia capace di dare risposte sociali , economiche e culturali alle donne e ai minori in particolare ma in generale a tutti.
La vulnerabilità è una condizione universale è quell’esposizione al rischio, quella possibilità di essere feriti e danneggiati cui nessun essere umano può sottrarsi, sfugge al controllo individuale e alla scelta .In questo senso il concetto di “vulnerabilità”secondo la Fineman è teoreticamente più potente di quello di dipendenza. Il «soggetto vulnerabile» deve sostituire il soggetto autonomo e indipendente affermato dalla tradizione liberale Si vedono sempre più spesso cadere in condizione di povertà i c.d.“insospettabili”, persone che si ritrovano a causa della crisi economica improvvisamente senza un lavoro Per quanto riguarda le donne e i minori l’esposizione “al rischio di vulnerabilità “è decisamente più alto e collegato alla loro oggettiva condizione di minore forza fisica e minore potere economico Imperativo è l’impegno di tutti nel fornire alcuni assets fondamentali in termini di risorse fisiche, umane e sociali .Il principio liberale della non interferenza dello Stato nella vita dei cittadini poggia su un‟idea di autonomia individuale che oggi si dimostra irrimediabilmente “irrealistica e irrealizzabile”,a partire dai temi della cura e della dipendenza, sulla nostra natura di esseri incarnati sessuati e vulnerabili.
Definizione: di elementi comuni a tutte le imprese sociali Europee

Da Comitato economico e sociale europeo Relatrice: RODERT

Ha obiettivi di carattere essenzialmente sociali  piuttosto che lucrativi , crea benefici sociali

 assume una varietà di forme giuridiche e di modelli; è un operatore economici che produce beni e servizi contraddistinti da una forte componente di innovazione sociale; opera come entità indipendente; ha una dimensione partecipativa e di codecisione governance democratica; deriva da organizzazioni della società civile.

Valore economico

l'economia sociale rappresenta il 10% di tutte le imprese europee, vale a dire 2 milioni di imprese e il 6% dei posti di lavoro totali.
Il bene comune della collettività nel caso del contrasto  alla violenza alle donne e ai bambini si traduce in  Economia solidale e economia della condivisione ,consapevolezza del limite, la consapevolezza del limite è fondamentale per il contenimento della violenza e dei conflitti.
Bisogna mettere a sistema le buone pratiche, superando la logica dei progettifici, la coesione sociale non è un progetto ma un processo, superare la frammentazione,integrare interventi sociali,culturali, di  creazione di lavoro ,metodologie di prevenzione tra le politiche dove il territorio è un  luogo di partenza e di arrivo. 
I processi vanno governati  
Bisogna condividere in maniera non episodica e contingente risorse e responsabilità:
L’innovazione sociale come  risultato di processi intenzionali e governati nei quali l’azione pubblica si salda con il protagonismo della società civile (imprese, cooperative sociali, banche, associazioni, scuole, Pubblica Sicurezza, ASL ecc ma anche testimoni residenti influenti come artisti, intellettuali ecc )
Attraverso il loro forte radicamento territoriale le imprese dell'economia sociale consentono di creare legami tra i cittadini. Unendo redditività e solidarietà, svolge un ruolo essenziale nell'economia europea permettendo la creazione di posti di lavoro di qualità e il rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale, generando capitale sociale, promuovendo la cittadinanza attiva, la solidarietà e una visione dell'economia fatta di valori democratici e che ponga in primo piano le persone, nonché  appoggiando lo sviluppo sostenibile e l'innovazione  sociale, ambientale e tecnologica

Le donne protagoniste dell’economia sociale
Da "Tina" a "Tata"(pubblicato su IN Genere) l'economia solidale delle donne (di Julie Matthaei)
La ridistribuzione del capitale verso il basso produce cambiamenti positivi di empowerment sia delle donne che delle comunità. Lo hanno dimostrato le donne nell’esperienze del  microcredito e nel circolo di investimento (prestito-impiego-restituzione) in tutto il mondo  Ovunque, le donne hanno creato cooperative sociali con l’ obiettivo primario di migliorare il benessere della comunità di appartenenza . Dimostrando quanto la metodologia cooperativa, sia meno influenzata dalla competizione individualista. Inoltre hanno adottato modelli organizzativi che conciliano più facilmente le necessità legate al lavoro di cura. Infatti se le donne hanno avviato la loro piena integrazione con il loro coinvolgimento  nel mercato del lavoro. Hanno da subito verificato i limiti del modello organizzativo del lavoro tradizionale  rispetto alle esigenze di conciliazione vita lavoro, molte hanno indirizzato la loro intraprendenza verso nuove forme di produzione di economia solidale . Una parte fondamentale del nostro contributo all’economia sociale mondiale è quello di trasformare la cura: da lavoro che incarna la subordinazione e riassume l'oppressione della divisione del lavoro,in una sana attività femminile (intrapresa sia da uomini, che da donne) che concretamente afferma la vita e si rifiuta di contribuire al maltrattamento o all’abuso di sé, degli altri o della Terra.L’affermazione di queste pratiche ha  rappresentato un importante  cambiamento sociale che inizia nel più intimo degli spazi e si estende all'economia e a tutto il pianeta, Queste iniziative trasformano le donne facendole uscire dalla subordinazione femminile e insegnano a entrambi, donne e uomini, ad avere, con gli altri e con la Terra, relazioni di cura e di sostegno reciproco.
Da una  Ricerca sul valore economico del Terzo Settore in Italia  Unicredit Foundation
valore aggiunto sociale riconosciuto è il contributo specifico in termini di produzione di beni relazionali (dimensione relazionale interna) e creazione di capitale sociale (dimensione relazionale esterna); valore aggiunto culturale, inteso come apporto specifico in termini di  diffusione di valori (equità, tolleranza, solidarietà, mutualità), coerenti con la propria mission, nella comunità circostante
La mia esperienza e il mio impegno nel mondo dell’economia sociale risale al 1984, in questi anni il contesto i bisogni sociali ,le esigenze sono cambiate ,le risposte per potersi definire adeguate devono essere complesse ,chiare e definite. Contemplare competenze, conoscenze approfondite, da una parte specializzate, dall’altra capaci di unire e coniugare in modo creativo e efficace i bisogni di coesione sociale , di lavoro , di sicurezza .La fiducia non è una questione di marketing , ma legata alle pratiche e ai risultati  In Italia si aggiunge all’enfasi della funzione della cooperazione sociale riconosciuta sul piano delle intenzioni una reputazione poco definita ,un quadro legislativo che non  riesce a premiare nel merito la capacità della cooperazione di fare innovazione e dare risposte per una assenza di criteri di valutazione ex ante e ex post dei progetti che gestisce. Le motivazioni sono sicuramente determinate anche da una difficoltà di rappresentazione e di comunicazione dell’intero settore laddove si raggiungono risultati significativi e riproducibili .Una legislazione Nazionale e Regionale che  regolamenta i rapporti tra E.S  e le Pubbliche Amministrazioni alla stessa stregua di Appalti Pubblici di qualunque altra natura Eppure le metodologie , le buone pratiche in termini di integrazione tra i sistemi del lavoro ,dei diritti,della sicurezza, della scuola ,e delle politiche sociali sperimentate e  realizzate con la collaborazione dell’economia sociale sono un laboratorio molto fertile per  costruire processi concreti di contrasto  alla violenza verso le donne e verso i minori. L’obiettivo è di individuare pratiche innovative che siano trasferibili nel quadro strategico della nostra Comunità mettendone in luce il valore e la riproducibilità per le politiche ordinarie di inclusione sociale, di contrasto alla violenza verso le donne e verso i minori ,con la ricaduta in termini di valore aggiunto per l’intero sistema e assimilazione di nuove formule e nuove risposte. Vogliamo contribuire con  azioni di rafforzamento del  mainstreaming attraverso una metodologia qualitativa che permette da un lato di disporre di elementi conoscitivi di carattere valutativo, dall’altro di operare concretamente per la promozione/facilitazione degli apprendimenti dalle azioni pilota all’interno del sistema regionale. L’apprendimento dalle buone prassi rappresenta uno strumento chiave del processo di valutazione dell’impatto delle politiche e di diffusione dei risultati delle sperimentazioni. Per la sostenibilità delle innovazioni e dei prototipi sperimentati, la capacità di entrare a sistema e diventare componenti della programmazione, introducendo elementi di nuove politiche locali tradotte in norme, regolamenti, o priorità programmatiche Affermo con convinzione che forme di vita economica considerate abitualmente marginali o alternative. hanno dimostrato all’atto pratico come una motivazione di carattere etico-sociale possa tradursi in concreto fattore produttivo, capace di innescare occupazione, inclusione e scambio economico, senza sacrificare valori sociali e ambientali. Economia sociale di territorio,  vuol anche dire recupero del ruolo strategico degli enti locali. Essi debbono però poter disporre delle risorse necessarie per implementare servizi e programmi di promozione dell’innovazione, in una logica di welfare territoriale capace di riscattare competenze e protagonismi delle comunità locali e di garantire la manutenzione e la riqualificazione ambientale. E’ la Responsabilità sociale del territorio  che  connette le  politiche attive del lavoro  per sostenere tutti i soggetti che, a prescindere dalla natura giuridica –pubblica o privata, for profit o non profit-, sono virtuosamente  impegnati in azioni di sviluppo locale proteggendo tutti i soggetti vulnerabili  e di conseguenza le donne e i minori.


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